La Scarpa da Running

La moderna scarpa da running ha quindi due esigenze che possono essere in contrapposizione: permettere la più rapida ed efficace risposta elastica del piede esaltando così il più possibile lo sfruttamento biomeccanico della corsa e dall'altra ammortizzare il trauma dovuto all'impatto con il terreno che il piede subisce ad ogni passo. E' nel giusto compromesso appunto fra il proprio livello (principiante, amatore, top level) e il tipo (allenamento sulle lunghe o medie distanze, gara) della prestazione, la biomeccanica della corsa e dell'appoggio plantare, il peso corporeo e le caratteristiche morfologiche che ogni runner deve scegliere la scarpa a lui più adatta.
La bio-energetica della corsa
             (tratto e modificato da"SPORT ambiente e limite umano" Cerretelli-Di Prampero)

La corsa, a differenza della marcia, presenta una fase di volo senza alcun appoggio il che comporta che l'energia potenziale (cioè l'altezza del baricentro) e l'energia cinetica (la velocità) siano in fase, cioè aumentano e diminuiscono allo stesso momento e la loro somma è l'energia posseduta dall'atleta che corre. Questa energia di movimento diminuisce dopo che il piede ha toccato il suolo dopo la fase di volo:  per la rigidità del terreno si deformano alcune strutture corporee con parziale immagazzinamento dell'energia negli elementi elastici del muscolo che la restituiscono con il successivo passo. Il meccanismo della corsa è quindi paragonabile a quello di una palla che rimbalza immagazzinando e successivamente liberando energia elastica ad ogni salto della palla o passo dell'atleta.


Il consumo energetico della corsa è indipendente dalla velocità, ed è circa di una caloria per kg di peso corporeo per km percorso: un atleta di 70 kg che percorre 10 km consumerà quindi circa 700 kcal.
 
L'APPOGGIO PLANTARE
Queste brevissime note vogliono solo ricordarvi le nozioni elementari di quello che è uno dei gesti fondamentali della corsa. Quando il peso del corpo, dopo la fase di volo, si scarica sul terreno l'arco plantare tende a cedere verso l'interno, con un effetto ammortizzante grazie alla trasformazione di questa energia meccanica in energia elastica che inoltre viene restituita, in collaborazione ad altre strutture, al passo successivo.
Questo effetto, che viene definito come pronazione fisiologica è caratteristico del tipo di appoggio normalmente chiamato neutro. Quando questa pronazione è superiore a quella estensione considerata normale si definisce il runner come iperpronatore, quando, invece,  il meccanismo descritto risulta deficitario rispetto all'ampiezza fisiologica parleremo di "appoggio in inversione" o di "atteggiamento supinato" o di "piede rigido".
Questi diversi tipi di appoggio richiedono una concezione di scarpa diversa che deve tendere se non a correggere ad "aiutare" l'eventuale difetto, garantendo al piede la migliore biomeccanica possibile per evitare la così detta patologia da sovraccarico funzionale che può riguardare le strutture direttamente coinvolte nell'appoggio come l'unità funzionale caviglia-piede (tendinopatie achillee, tibiali e dei peronei, fasciti plantari e metatarsalgie) sia strutture più lontane come ginocchio, anca e rachide.
 
 
"ANATOMIA"  DELLA SCARPA DA RUNNING

Tomaia
E' la parte superiore della scarpa e viene realizzata in materiale sintetico (Nylon mesh) che ha caratteristiche di traspirabilità, robustezza e leggerezza. Il logo/marchio del costruttore spesso riveste anche carattere funzionale facendo parte del sistema di sostegno dell'allacciatura e linguetta e comprende frequentemente bande riflettenti anti-investimento.
Retropiede-Conchiglia
Avvolge il tallone e ne controlla il movimento sopportando intense sollecitazioni torsionali che raggiungono la massima intensità all'atto dell'appoggio sul terreno: questo comporta la necessità di utilizzare materiali resistenti, con interni confortevoli ed anti-abrasione che garantiscano la massima resistenza del complesso conchiglia, tomaia ed intersuola. Anche la zona del tallone presenta in molti modelli dei sistemi riflettenti per rendere visibile il runner agli automobilisti durante gli allenamenti nelle ore serali.
Intersuola
E' la parte più direttamente interessata all'ammortizzazione: negli ultimi anni, grazie ai nuovi materiali garantisce migliore assorbimento dell'impatto sul terreno con spessore nettamente inferiore: questo permette un lavoro più fisiologico del piede che risulta meno "ingessato" nella scarpa. Il materiale di base, da tutti comunemente utilizzato è l'EtilVinilAcetato, realizzato per iniezione ed abbinato ed integrato con altri sistemi ed elementi strutturali brevettati da ciascuna azienda. Avremo così i vari tipi di Alpha-, P- e T-Gel® dell' Asics, l' adi-Prene® dell' Adidas, l'HydroFlow® della Brooks, il DA2® della Diadora, il sistema "a bagno d'aria" 2A® della FILA, la tecnologia WAWE ad onde antishock della Mizuno, l' Abzorb® della NewBalance, le semisfere in Pbax dei sistemi Max, Zoom e Tuned Air® della Nike, DMX® della Reebok, il sistema GTO® della Saucony.
Anche la zona dell'arco plantare riveste una funzione critica, in quanto deve essere garantito, anche a seconda della categoria della scarpa, il supporto necessario senza perdere ne in stabilità ne in flessibilità (anche in questo caso le varie aziende hanno adottato diverse ed efficaci soluzioni tecnologiche).
Battistrada
Ha lo scopo fondamentale di aderenza e trazione e contribuisce all'ammortizzazione: si utilizzano quindi materiali diversi con caratteristiche di resistenza all'abrasione (gomma vulcanizzata, cristallina o al carbonio) per le parti abitualmente più sollecitate (bordo esterno del tacco e zona meta-tarsale) e più morbida (gomma espansa) per le altre zone.
 
I criteri che determinano la categoria della scarpa da corsa  sono sostanzialmente:
  • L'ambito di utilizzo
    Da gara, allenamento su distanze corte, medie o lunghe e di conseguenza la velocità di corsa:   ritmo lento (sopra i 4'15" /km), medio (3'30"-4'15"), veloce (sotto i 3'30")
  • Il tipo di appoggio
    Appoggio in pronazione (forte, media, minima), neutro o in inversione (piede "rigido" o "supinatore") e quindi la necessità o meno di correggerlo.
  • Peso dell'atleta
    Si considera leggero un atleta  sotto i 60 kg, medio tra 60-75 kg e pesante sopra i 75 kg.
Le principali riviste italiane di settore adottano di conseguenza la seguente classificazione di categoria   (ripresa dalla rivista   Scarpe&Sport on line ):
A1     superleggere 
Le scarpe della categoria superleggere sono le più veloci. Di forma curva e di peso contenuto (massimo 250 grammi nella misura 9 US), presentano poco dislivello tra avampiede e tallone, sono quasi sempre piatte e con potere ammortizzante molto limitato. L'alleggerimento comporta inoltre una drastica riduzione dei vari sistemi di controllo del movimento per garantire la massima libertà di azione, ottima flessibilità e una risposta reattiva. Ne consegue che sono indicate per le gare su strada di atleti leggeri-veloci . Vietate invece ai podisti pesanti, ai lenti e ai pronatori.

A2     intermedie
I modelli da running della categoria intermedie sono caratterizzati da un peso compreso tra i 250 e i 290 grammi nella misura 9 US. Queste scarpe presentano un buon compromesso tra controllo del movimento nel retropiede e flessibilità nell'avampiede, sono generalmente di forma semicurva e hanno un dislivello medio tra avampiede e tallone. In alcuni casi sono dotate di supporti di controllo del movimento il cui intervento è comunque limitato. L'ammortizzamento È quasi sempre buono. Gli atleti più in forma e quelli leggeri possono usare questo genere di scarpe anche per gli allenamenti. I podisti più pesanti o i meno veloci le possono utilizzare come scarpe da gara.

A3    massimo ammortizzamento
Alla categoria massimo ammortizzamento appartengono le scarpe da running di peso superiore ai 300 e inferiore ai 400 grammi, di forma dritta o semicurva, con un buon dislivello tra avampiede e tallone per salvaguardare tendini e articolazioni da infortuni. Per cercare di ottenere il massimo effetto ammortizzante e una buona flessibilità spesso È sacrificato il controllo del movimento. Questi modelli sono quelli più usati dai podisti negli allenamenti e, di norma, sono i più indicati per qualsiasi chilometraggio (da 2 a 100 km a piacere). Sono l'ideale per gli atleti con l'appoggio neutro o in inversione (piede rigido). Inoltre, il 90% dei corridori che utilizzano plantari personalizzati usano scarpe di questa categoria.

A4    stabili
Le stabili sono scarpe di peso compreso i 300 e i 400 grammi, a forma dritta, create per correggere l'eccesso di pronazione, ovvero per chi ha il piede piatto e tende a piegare le calzature all'interno. Resistono ai movimenti del piede sull'asse longitudinale mediano senza che si verifichi una deformazione permanente nella loro struttura. In alcuni modelli di peso contenuto si può trovare un buon compromesso tra ammortizzamento e stabilità. Tutte le scarpe di questa categoria sono decisamente sconsigliate ai supinatori, cioè ai corridori con piede rigido che appoggiano anche d'avampiede all'esterno.

Trail Running
Per il trail running, la corsa fuori strada che si pratica in completa libertà sui viottoli di campagna, i sentieri dei boschi, i greti dei torrenti, le dune del deserto, le scarpe devono essere "speciali". Le calzature di questa categoria sono infatti dei piccoli carri armati, leggeri ma indistruttibili, capaci di garantire il massimo della prestazione anche sui fondi più scivolosi e difficili. In particolare: · La suola deve avere un disegno che non trattiene la terra ed è realizzata in materiali che assicurano aderenza anche sul bagnato e con le basse temperature. · L'intersuola, oltre a proteggere il piede dalle asperità del terreno, deve assicurare una buona ammortizzazione. · La tomaia È studiata per contenere bene il piede ed essere rinforzata nei punti dove possono verificarsi impatti, come ad esempio sulla punta. · La calzata dev'essere perfetta, il piede non deve assolutamente "ballare" e la scarpa deve dare una sensazione di tenuta. 
Chiaramente si è cercato di semplificare al massimo la suddivisione ma è ovvio che all'interno di ciascuna categoria sono compresi modelli con caratteristiche relativamente diverse proprio per accontentare ciascun tipo di esigenza.
 
Ad esempio la rivista on line Running times propone una suddivisione simile, ma più articolata e vista soprattutto in relazione all'appoggio plantare, che vi riproponiamo integralmente:
Training Shoes 
Severe under-pronation to neutral pronation adidas Boston
Nike Air Exeter
Moderate under-pronation to neutral pronation adidas Response
Diadora Mythos 280
Reebok Boston Road DMX
Under-pronation to neutral pronation adidas Equipment Gazelle
Asics Gel-Lyte DS
Brooks Hyperion
Fila Adrenaline II
Mizuno Wave Conviction 2000
Mizuno Wave Rider 2000
Nike Air Converge Triax (Women)
Nike Air International Triax (Men)
Saucony GRID Static
Neutral pronation Brooks Trance
New Balance 713
New Balance 762
Reebok Aztrek 2000
Reebok Rave DMX
Rykä Veritas (Women)
Saucony GRID Jazz
Neutral to very moderate over-pronation Asics Gel-1050
Diadora Mythos 300
Mizuno Wave Phoenix
Neutral to moderate over-pronation adidas Taper
Asics GT-2050
Asics Gel-Kayano
Saucony GRID Omni
Teva Wraptor
Over-pronation adidas Brevard
adidas Piedmont XS
Fila Rejuvenate
Nike Air Structure Triax
Reebok Ventilator DMX
Rykä Stability KM3 (Women)
Moderate  over-pronation New Balance 853
Moderate to severe over-pronation Brooks Addiction IV
Fila Riviter
Nike Air Durham
Saucony GRID Hammer
Severe over-pronation Asics Gel-MC Plus
Brooks Beast (men)
Brooks Ariel (women)
New Balance 1120
Racing Flats
Under-pronation to neutral pronation Mizuno Phantom 2000 Racer
Mizuno Wave Goodbye 2000
Neutral pronation Brooks Hyperion Racer
Trail Shoes 
Under-pronation to neutral pronation Nike Air Terra Wild Goat
Neutral pronation New Balance 803
Over-pronation adidas Brahma
Moderate over-pronation Saucony GRID Kyotee
 
Sembra quindi abbastanza difficile trovare una scarpa che con un buon rapporto costo/qualità soddisfi tutte le varie esigenze e probabilmente è impossibile progettare e costruire un modello utilizzabile in tutte le occasioni. L'ideale è utilizzare due o più paia in base alle varie situazioni di allenamento o gara.
L'unico vero consiglio che qui possiamo dare è quello di affidarsi ad un venditore di provata esperienza e serietà che vi aiuti nella scelta del modello più indicato alle vostre esigenze.  

 Dr. Danilo Gambarara -
Facoltà Scienze Motorie - Università degli Studi di Urbino
Medicina dello Sport - A.U.S.L.  RIMINI 

La caratteristica dove in genere una gran parte degli addetti ai lavori si trova concorde (nel senso che le differenze di giudizio sono di piccola entità) è la durata della scarpa.
La distanza critica – Le scarpe da running non sono eterne, anche se molti sportivi le ritengono tali solo "perché non si rompono". Mediando i consigli degli esperti, si può sostenere che la relazione fra durata di una scarpa e la sua tipologia sia attualmente la seguente:
  • A1 - da 150 a 300 km
  • A2 - da 250 a 500 km
  • A3/A4 - da 500 a 1.000 km
Quindi la durata di una scarpa da running non può superare i 1.000 km. Questa distanza si può convenzionalmente assumere come distanza critica: è una distanza massima, che può ulteriormente diminuire in particolari circostanze.
Tomaia, suola, intersuola – I sistemi di ammortizzamento e i materiali impiegati dalle aziende leader permettono oggi di dire che se uno dei tre componenti esterni della scarpa si degrada troppo presto, il modello è decisamente sbagliato rispetto al runner. In altri termini, se la tomaia si fora, se dopo 100-200 km l'intersuola non è più reattiva o se il battistrada è decisamente usurato prima della distanza critica, dovete probabilmente rivolgervi a un altro tipo di scarpa.
Clima – I materiali con cui sono costruite le scarpe possono essere meccanicamente molto resistenti, ma termicamente lasciano un po' a desiderare. Il poliuretano è sensibile alle basse temperature, mentre il gel alle alte. Idealmente la temperatura della scarpa dovrebbe stare fra i 5 e i 25 °C, ma, anche se il runner osserva questo intervallo, non si può essere certi che lo stoccaggio nei magazzini prima della vendita non abbia fatto danni. Per questo motivo vecchi modelli dati in offerta possono essere molto più "rischiosi" di modelli appena usciti sul mercato.
NikeLavaggio e asciugatura - L'impiego della scarpa d'inverno o d'estate in genere non è particolarmente stressante perché raramente si corre con temperature veramente critiche (sotto zero o sopra i 35 °C); di solito è più stressante il lavaggio in lavatrice (anche a 30 °C) e la successiva asciugatura vicino a fonti di calore non sufficientemente schermate. Le scarpe andrebbero lavate con acqua fredda, a mano e fatte asciugare a temperatura ambiente, semmai in luogo ventilato.
Sovrappeso – Il sovrappeso dell'atleta (IMC superiore a 22 per gli uomini e a 20 per le donne) accorcia la vita della scarpa almeno di un 20%. Poiché gran parte dei runner amatoriali è in sovrappeso, ben si comprende come la distanza critica debba essere sovente ridimensionata.
Nota: in realtà si dovrebbe considerare il peso dell'atleta relativamente al numero utilizzato. Infatti a parità di peso sono fortunati i runner che usano numeri più alti, cioè hanno piedi più grandi!
Scarpe da gara – Le scarpe da gara (superleggere o intermedie) subiscono un notevole ridimensionamento della durata. Oltre a perdere il potere ammortizzante, decadono velocemente come prestazioni, tanto che dopo 500 km l'atleta può perdere fino a 2-3"/km, 20-30" su un 10000 m.
Un esempio – I numeri dati possono non essere presi nella giusta considerazione; è opportuno pertanto fare un esempio. Mario è un runner amatore che usa solitamente due paia di scarpe, un paio da allenamento per lenti e/o medi e un paio da gara per allenamenti di qualità e gare (di solito attorno a 10 km). Si allena 5 volte alla settimana con una prova di qualità e una gara alla domenica, 50 km con le scarpe da allenamento (compresi i riscaldamenti) e 20 km con le scarpe da gara. Nonostante i suoi sforzi sportivi (ma non alimentari!) è in leggero sovrappeso: 175 cm per 72 kg. Ha una cura maniacale per le sue scarpe, per cui evita ogni problema di clima, di lavaggio ecc. Quante scarpe dovrebbe cambiare in un anno?
Applicando quanto detto sopra, le sue scarpe da allenamento possono durare al massimo 800 km e quelle da gara non più di 400. Quindi un paio di scarpe da allenamento dura 16 settimane e un paio di scarpe da gara circa 20. Considerando che, per problemi vari, per un mese circa non corre, Mario deve utilizzare 6 paia di scarpe, 3 da allenamento e 3 da gara. 
Articolo Ripreso da http://www.albanesi.it/Corsa/durata_scarpa.htm